Auguri di Buon Natale e Buon 2025

Buon Natale

L’Associazione Bakhita Schio Sudan augura a tutti un Buon Natale ed un Felice 2025.

Nel Natale che ci introduce nell’Anno Giubilare della Speranza vogliamo, usando le parole di Papa Francesco, augurare ed augurarci:

“Non lasciatevi rubare la Speranza”

Come scriveva il poeta Khalil Gibran: “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”

Vogliamo riportare a seguire gli Auguri di cui tanti carissimi amici hanno voluto onorarci:

Il Vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto ci invia i seguenti auguri:   

Don Dante Carraro Direttore CUAMM Medici con l’Africa:

Camminare Insieme con Coraggio e Speranza

Carissime e carissimi, un caro augurio di Buon Natale!

Portiamo nel cuore l’Africa e la sua gente, i tanti papà, mamme e bambini che incontriamo ogni giorno. Il nostro augurio è l’impegno a camminare insieme a loro, anche dove è difficile e anche quando il buio sembra prevalere e la fiducia ti abbandona.

È “quel” Gesù bambino a darci il coraggio necessario e la tenacia ostinata di continuare a essere “con” loro! Buon Natale!

Don Dante

Suor Piera De Munari suora missionaria Comboniana a Malakal – Sud Sudan

Un augurio per Schio e per l’Associazione Bakhita Schio Sudan

A Schio, mio Paese di origine, un saluto e un augurio per un’ Santo Natale portatore di Pace Vera e di Speranza di imparare a vivere di piu’ come persone che costruiscono rapporti di comunione con tutti. Io l’ho sperimentato anche in questo mio ultimo viaggio apostolico tra la tribu’ Nuer. Gesu’ che viene apri sempre piu’ il mio cuore per poter amare come Te. Un abbraccio forte a ciascuno e a tutti. Buon Natale!

Suor Piera
Suor Piera tra la popolazione Nuer

Padre Stefaan Leclair sacerdote diocesano della diocesi di Anversa inviato a Yambio (Sud Sudan) responsabile “Sainte Josephine Bakhita school” nel centro di Ngandimo

Un Augurio per un Natale di Speranza e Luce dal Cuore dell’Africa

In Sud Sudan, dove lavoro come missionario, Santa Giuseppina Bakhita è giustamente vista come una persona del suo popolo. Lì era felice da bambina, avendo una sorella gemella e ottimi genitori.

Gli anni belli nel villaggio di Olgossa, però, furono interrotti dal duro periodo della schiavitù, ma una volta in Italia – in una libertà appena riconquistata – poté di nuovo donare il suo cuore a tutte le cose belle e alle belle persone che la circondavano.

Tuttavia, gli anni bui della schiavitù furono più che un’interruzione del bene e del bello che aveva ricevuto. Per tutta la vita portò i segni delle percosse e delle umiliazioni subite a El Obeid.

Ma ha anche imparato ad apprezzare meglio la felicità riconquistata. Comprese a fondo cosa significava vivere “in Cristo” come figli di Dio liberati, e vide anche come il Signore la guidava nella sua Provvidenza, soprattutto negli anni bui. Una volta battezzata, scoprì Gesù come un Amico fedele che voleva diventare uguale a noi in tutto e che aveva accettato l’esistenza di una schiava.

Bakhita è la santa della speranza. Si adatta al periodo Natalizio, dove la Luce risplende nelle tenebre, e si adatta al nuovo anno santo 2025 che attraversiamo come pellegrini della Speranza. Pertanto, Santa Giuseppina non solo ha le sue radici qui, nel cuore dell’Africa, ma indica ancora oggi al popolo del mondo la strada da seguire.

Il Sud Sudan è un Paese molto devastato. Indipendente solo dal 2011, ha attraversato una dozzina di anni di guerra civile. Il Paese non si è ancora ripreso. Non ci sono quasi strade, non c’è un adeguato approvvigionamento idrico, l’istruzione è ai minimi termini e ora che c’è la guerra nel vicino Sudan, il giovane Paese è invaso da milioni di rifugiati e l’intera economia è in crisi.

Nelle nostre parrocchie, tuttavia, possiamo offrire piccoli segni di speranza, ad esempio nella nostra modesta scuola “Saint Josephine Bakhita” o nella costruzione di pozzi o offrendo ai giovani un nuovo futuro. La vigilia di Natale, i giovani della mia parrocchia si riuniscono per accogliere il Signore nella gioia e nell’amore. È una serata e una notte di preghiera, canti ed Eucarestia in una delle frazioni più povere della parrocchia rurale. Lontani da ogni comodità, i giovani trascorrono il Natale come i pastori nei campi di Betlemme.

Questo insieme a tanti altri in tutto il mondo, compresi quelli di Schio. E il nostro cuore va, in questi giorni dell’Incarnazione, al bellissimo santuario delle suore Canossiane di Schio, dove Santa Giuseppina attira tanti pellegrini che scoprono il cammino della Speranza.

Padre Stefaan Leclair
Bambini della scuola di Padre Stefaan

Giancarlo Urbani Responsabile Progetti Fondazione Canossiana VOICA – ETS

Speranza e Solidarietà per la Terra di Bakhita

Carissime Amiche e Carissimi Amici dell’ Associazione Bakhita Schio-Sudan, nell’imminenza del Santo Natale Vi scrivo per condividere con Voi un “dono anticipato”.

Nella mia recente missione in Tanzania ho avuto la graditissima sorpresa di incontrare alcune “Nostre” comuni conoscenza legate all’amata terra sudanese:
sr. Cecilia Nakagiri, con cui ci siamo collegati lo scorso 16 Febbraio 2024  durante la tavola rotonda “Terra di Bakhita: conflitti e semi di speranza“; sr. Helen Poni (sudanese), sr. Redempta Antony Chuwa e sr. Pauly Mathew. Tutte loro facevano parte delle comunità canossiane di Khartoum ed El Obeid.

Da ormai un anno, a causa del conflitto che ancora affligge il Sudan, hanno lasciato la terra di Bakhita e sono ora impegnate in varie attività in Tanzania.

La loro mente e il loro cuore sono però rimasti laggiù e tutte si dicono pronte a ritornare appena possibile. A Voi tutti invio i Loro, e miei, auguri di cuore per un Santo Natale che porti in dono pace e serenità. Ci auguriamo vicendevolmente un  Nuovo Anno di rinnovata speranza per la terra e il popolo sudanese, fedeli all’impegno che Santa Bakhita ha consegnato a tutti Noi: “Non dimenticatevi della mia amata terra”.

Giancarlo Urbani

Giancarlo Urbani, durante la recente visita in Tanzania con alla sua sinistra suor Cecilia Nakagiri.

Padre Christian Carlassare Vescovo di Bentiu e Amministratore Apostolico di Rumbek (Sud Sudan):

Un augurio per questo Natale che inaugura anche l’anno giubilare della speranza

«Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi penetra dentro, sceglie una creatura umana come suo strumento e compie meraviglie lì dove uno meno se lo aspetta» (Dietrich Bonhoeffer)

𝗟𝗔 𝗦𝗢𝗥𝗣𝗥𝗘𝗦𝗔 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗥𝗘 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗔 𝗗𝗘𝗟 𝗡𝗔𝗧𝗔𝗟𝗘

A luglio scorso, papa Francesco ha eretto la nuova diocesi di Bentiu scorporando questo territorio dalla diocesi di Malakal. La mia nomina come primo vescovo di questa diocesi è stata un dono e una sorpresa inaspettata. Nel mese di agosto sono andato a prendere possesso di Bentiu e celebrare con la gente. Il territorio è molto vasto. Copre una superficie di quasi 38 mila chilometri quadrati, circa il doppio del Veneto. La popolazione conta circa 1 milione 130 mila persone appartenenti alle due etnie – Dinka e Nuer – le cui relazioni non sono facili. I Cattolici sono 450 mila, mentre i protestanti circa 350 mila. Il resto della popolazione segue la propria religione tradizionale. C’è anche una piccola ma significativa presenza di mussulmani. Le parrocchie sono sette, tutte molto estese nel territorio e con un numero molto grande di cappelle. Dopo l’ordinazione sacerdotale di due giovani preti il 10 novembre scorso, i preti diocesani sono ora nove. In diocesi abbiamo una comunità di missionari comboniani che segue la parrocchia di Leer, e tre frati cappuccini che seguono la parrocchia di Rubkona.

Questa parte di popolazione è certamente tra le più emarginate e povere del paese. Il territorio è molto isolato e difficile da raggiungere. Non ci sono strade praticabili e per molti mesi dell’anno ci si arriva solo in aereo. La città di Bentiu è stata devastata dal conflitto (2013-19). Rubkona ospita il più grande campo sfollati del paese: ben 130 mila persone che vivono totalmente dipendenti dall’aiuto umanitario. Questo campo era nato a causa della violenza contro i civili perpetrata durante il conflitto. Dopo l’accordo di pace e il governo di unità nazionale del 2019, la gente è rimasta nel campo sia a causa della povertà che dell’inondazione. Il Nilo ha infatti esondato coprendo più della metà del territorio sommergendo villaggi e terreni coltivabili. L’UNHCR riporta che il 90% della popolazione abbia abbandonato i propri villaggi per trovare rifugio in terreni più elevati ed asciutti. In diocesi c’è anche la presenza di circa 70 mila rifugiati sudanesi soprattutto di etnia Nuba nei campi di Yida e Jamjang. C’è tanta miseria e la popolazione vive in una condizione di vulnerabilità molto grave.

A questo si aggiunge la crisi ecologica che è sempre legata a una crisi umana. Infatti lo sviluppo economico slegato dall’etica non riduce le disuguaglianze, ma le aumenta insieme a evidenti ingiustizie. Infatti il petrolio che viene qui estratto non ha portato benessere alla popolazione. È stato fonte di arricchimento personale per la classe dirigente, ha alimentato la violenza nel paese e nelle aree dove c’è, e continua a fungere da motore principale della competizione tra le élite all’interno del sistema politico del paese. L’estrazione del petrolio ha avuto un impatto negativo sull’ambiente a causa delle perdite di sostanze tossiche che oggi, con l’inondazione, inquinano le fonti d’acqua alla quale la popolazione attinge non senza effetti negativi sulla salute. È uno sviluppo che ha dato priorità al profitto di alcuni gruppi a scapito del bene comune: la protezione dei più deboli, la promozione della pace e una vita più dignitosa per tutti.

Si avvicina il Natale. Mi sembra che la ricorrenza e il senso di questa celebrazione porti con sé un messaggio profetico molto forte per l’uomo di oggi, come anche per la Chiesa la cui missione deve essere incarnata nei problemi reali, quelli che tolgono vita. I padri della Chiesa ci ricordano che nell’incarnazione “Dio divenne uomo affinché l’uomo diventi Dio”. L’uomo, per quanto ci provi, che sia attraverso il potere, o la scienza o la tecnologia, non può diventare Dio. Questi sforzi non lo portano ad altro che alienarsi e a perdere la propria umanità. Il Dio fatto uomo ci divinizza come uomini nella comunione con Lui. Quindi non ci nega di essere persone umane, ma ci guarisce dal modo dominante del nostro essere uomini: un modo che sta producendo orrori come la guerra in Medio Oriente e tanti altri pezzetti di guerre, di miserie, di ingiustizie che compongono un mondo dal volto sfigurato e disumano.

Gesù bambino ci fa vedere il vero volto di chi siamo: pellegrini che cercano la somiglianza con Dio, la comunione con Lui e i fratelli e sorelle. Gesù chiede tutto e non solo una parte, tutto ciò che c’è bisogno perché il Suo sogno prenda forma. Soltanto chi non pensa a sé vive responsabilmente, ossia vive realmente. Solamente la Chiesa che non esiste per la propria autocelebrazione o preservazione ma per il popolo povero di Dio, è veramente Chiesa. Questo è il cammino inaugurato dal Natale che ci apre a percorsi e prospettive nuove.

Vescovo Christian Carlassare MCCJ
Padre Christian tra i bambini di Bentiu

SAINT JOSEPHINE BAKHITA: UNA NUOVA SCUOLA AI CONFINI COL CONGO

Aule Rifugio della scuola

“L’istruzione è l’arma più potente che abbiamo per cambiare il mondo”

Nelson Mandela


L’Associazione Bakhita Schio Sudan ha accolto con favore la richiesta di Padre Stefaan Lecleir (sacerdote diocesano di Anversa inviato dal 2022 a Yambio in Sud Sudan ed in particolare nella parrocchia di Ngandimo) di realizzare una scuola ai confini col Congo per 300 bambini. Riportiamo a seguire la relazione conclusiva del progetto giuntaci da Padre Lecleir a lavori eseguiti:

Relazione sulla costruzione della nostra scuola Saint Josephine Bakhita a Nganbimo (parrocchia di Sakure, Equatoria occidentale – Sud Sudan)

Introduzione e panoramica
L’associazione Bakhita Schio Sudan ha promesso di sostenere la scuola Saint J. Bakhita di Nganbimo. La parrocchia ha potuto acquistare un terreno adeguato per la costruzione di una scuola. Nel dicembre 2023, l’associazione dei genitori ha iniziato a preparare il terreno per la costruzione dei necessari edifici:

  • Magazzino e ufficio
  • Classi/Rifugi (dalla prima all’ottava elementare)
  • Mobili: lavagne, banchi, tavoli
  • Servizi igienici

Contributo locale
All’inizio del nuovo anno scolastico, nel febbraio 2024, la Scuola Saint Josephine Bakhita ha ricevuto l’iscrizione e il pagamento di 319 bambini per 2 anni di scuola materna e 8 anni di scuola primaria.

Registrazione
Tramite la diocesi, abbiamo ottenuto la registrazione ufficiale e il riconoscimento della scuola da parte del governo locale, che permette di ottenere un piccolo sussidio per i libri di testo, i quaderni, le penne… Alcune organizzazioni chiedono la registrazione quando una scuola vuole richiedere un sussidio occasionale per lo sviluppo della scuola e per il sostegno alle studentesse.

La storia
Nel gennaio 2024 ha avuto inizio la costruzione della scuola. Sino a quel momento i bambini seguivano le lezioni sotto gli alberi di mango o ripari di fortuna con comprensibili difficoltà specie con le piogge.
La maggior parte del lavoro è stata fatta prima dell’inizio della stagione delle piogge (marzo 2024).

COSA ABBIAMO REALIZZATO:

Magazzino e ufficio: La costruzione di un edificio in mattoni con tetto in ferro può ospitare un ufficio per l’amministrazione scolastica e un magazzino per i materiali (quaderni, lavagne, …) in modo che siano sicuri e protetti dagli elementi naturali (sole e pioggia).

Aule/rifugi: Costruzione di 4 aule/rifugi con lamiere di ferro per le classi 1, 2, 3 e 4 della Primaria. Queste classi contengono numerosi bambini. I rifugi proteggono dal sole e in qualche modo dalla pioggia, a seconda che ci sia molto vento o meno. Possono durare a lungo e la loro costruzione permette di migliorarle in futuro. In particolare, si può aggiungere un pavimento in cemento e costruire pareti in legno o in mattoni. Costruzione di rifugi con basamenti per la 5ª, 6ª, 7ª e 8ª primaria. I fondamenti sono robusti e i basamenti possono durare circa 2/3 anni. Poiché le classi sono più piccole, abbiamo optato per questa soluzione temporanea e più economica. Soprattutto per mantenere le spese nei limiti del budget.

Immagine delle aule rifugio

Mobili: lavagne, banchi, tavoli: Sono stati acquistati i seguenti mobili:

300 Panche, 12 Tavoli, 14 Sedie, 8 Lavagne

Immagine dove si vede una classe che studia alla lavagna.

Servizi igienici: I servizi igienici sono una priorità per la scuola. I servizi igienici sono stati ultimati nel giugno 2024.La fossa è profonda 7 metri e sopra è stato costruito un edificio con 4 bagni separati: 2 per le ragazze e 2 per i ragazzi.

L’Associazione Bakhita Schio Sudan ha sostenuto i costi dilazionandoli nel tempo man mano che i lavori procedevano.

La scuola è molto grata per il sostegno ricevuto e promesso dall’associazione Santa Giuseppina Bakhita di Schio. Per la norma dei nostri villaggi, la costruzione di questo tipo di scuola è considerata “molto comoda”. La scuola è nuova, ha solo un anno di vita e l’anno scorso le lezioni si erano svolte nel rifugio di preghiera della parrocchia e sotto gli alberi di mango. Con gli edifici e il materiale attuale, la scuola può funzionare molto meglio.

Immagine della scuola realizzata

La scuola spera di migliorare gli edifici in futuro: I muri, il pavimento, … Le pareti dei quattro rifugi potrebbero ricevere in futuro delle lastre di ferro per durare più a lungo. È disponibile un terreno supplementare che può essere utilizzato come campo sportivo.

I lavori sono supervisionati dal consiglio scolastico e da don Stefaan Lecleir che è il presidente del consiglio e assicura la rendicontazione del progetto.

L’Associazione incontra Padre Stefaan Lecleir

foto della parrocchia di padre Leclear in Sud Sudan.

Padre Stefaan Lecleir è incaricato dal Vescovo di Anversa  (dove Padre Lecleir è nato nel 1960) a portare avanti una missione a Yambio (Sud Sudan) e a svolgere l’attività di Parroco a Sakure a sud di Yambio vicino al confine con il Congo. Qui ha istituito nel centro di Ngandimo la “Sainte Josephine Bakhita School” con lo scopo di portare scolarizzazione ad una zona in gran parte priva della minima istruzione.

Un' immagine dalla realtà del Sud Sudan nella parrocchia di padre Lecleir
Immagini della realtà di Yambio Sud Sudan fornite da Padre Lecleir

L’Associazione Bakhita Schio Sudan, in ottemperanza anche al proprio Statuto, ha deciso di sostenere l’iniziativa e l’operato di Padre Stefaan Lecleir finanziando la costruzione dei locali e relativi servizi indispensabili alla scuola stessa. Man mano che i lavori andranno avanti Padre Lecleir ci fornirà adeguata documentazione che provvederemo a condividere in questo sito.

Il presidente dell' Associazione con Padre Stefaan Leclear
Padre Steefan Lecleir con il presidente Associazione Bakhita Schio Sudan Gianfrancesco Sartori